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Mercoledì, 29 Novembre 2023
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Migranti accolti in palazzine, ex ristoranti e hotel: la mappa dei cas aretini. Dalla prefettura: "No a tendopoli"

Sono in tutto 54 i centri di accoglienza presenti nel territorio provinciale. Tra questi ce ne sono alcuni, come l'hotel Planet di Rigutino e l'ex ristorante "Dal Bocci" di Subbia, che sono state aperti nelle ultime settimane per fronteggiare l'emergenza sbarchi

La logica è quella di affidare l’accoglienza dei migranti a tutte le amministrazioni comunali. Ogni capoluogo, con i suoi spazi e le sue disponibilità, viene chiamato a farsi carico della messa a disposizione di strutture utili ad arginare l’emergenza del momento. “L’obiettivo che stiamo tentando di perseguire - spiega la prefetta di Arezzo, Maddalena De Luca - è quello di prevenire criticità e scongiurare in ogni modo l’allestimento di “tendopoli”. Per ciò è necessaria la collaborazione di ogni singola municipalità”.

L’accoglienza in cifre

Al momento sono circa 700 gli ospiti delle 54 strutture di accoglienza straordinaria presenti nel territorio provinciale. Una cifra che sulla base degli sbarchi a Lampedusa muta repentinamente. “Circa il 10 per cento degli arrivi in suolo italiano - aggiunge la prefetta - vengono assegnati alla Toscana. Di questi, Arezzo e le sue vallate ne accolgono l’1%”. La fluidità dei numeri, in questo momento, è senza ombra di dubbio la problematica che catalizza gli sforzi maggiori. Dove accogliere queste persone? Dove sistemarle? Quali strutture utilizzare? “Abbiamo adeguato le strutture già esistenti creando nuovi spazi utili - continua De Luca - Poi ci siamo rivolti ai territori affinché individuassero immobili designabili a tale utilizzo. Cinque, sei, strutture sono state aperte”. Quali? Tra le più recenti ci sono l’hotel Planet di Rigutino che, come nel 2018, è tornato a svolgere funzione di centro di accoglienza straordinaria per - al momento - 20 migranti e l’ex ristorante “Dal Bocci” di Calbenzano nel comune di Subbiano. Qui, nell’edificio lungo la Sr71, si trovano 30 persone anche se ve ne potranno essere accolte fino fino a 50. Il cas è gestito dalla cooperativa Arca Etrusca di Rassina ed è stato messo a disposizione dal proprietario a seguito delle indagini avviate dalla prefettura e dal Comune. “Come amministrazione - sottolinea Ilaria Mattesini, sindaca di Subbiano - siamo in costante contatto con tutte le istituzioni e attori competenti per monitorare la situazione di Calbenzano. Non vi sono problematiche di alcun tipo ma non possiamo ignorare la responsabilità che tale struttura rappresenta. Come sappiamo, per i gestori di questi centri non sarà più fatto obbligo garantire né assistenza psicologica né linguistica (corsi di italiano e lezioni). Questo genererà inevitabilmente delle problematiche di integrazione che noi stiamo cercando di ovviare costruendo accordi per consentire ai migranti presenti nel nostro territorio (30 a Calbenzano e altri 20 a Subbiano) di svolgere lavori socialmente utili”.

La fotografia del Casentino

Sebbene i 54 cas siano dislocati in tutte e 4 le vallate, sotto la lente d’ingrandimento è finito spesso il Casentino i cui sindaci hanno già incontrato la prefetta per affrontare il tema dei centri di accoglienza. Come noto, in passato delle difficoltà importanti erano state rappresentante dalle comunità di Chitignano (850 abitanti) e Talla (960 abitanti) dove si trovavano gruppi cospicui di richiedenti asilo. “Troppi per essere integrati e gestiti adeguatamente nei loro bisogni”, dissero all’unisono le sindache Calbi e Ducci. “Oggi - spiega Eleonora Ducci, prima cittadina di Talla - per noi la situazione è cambiata. A Faltona il cas è stato chiuso per problematiche tra privati. Abbiamo sei migranti nel nostro capoluogo e, come intuibile, sono puntualmente assistiti. Detto ciò rimango molto preoccupata di quanto il governo sta disponendo in materia. I miei colleghi aretini, e fino a poco tempo fa pure io, si trovano in condizioni di grave disagio. Non vorrei che la situazione si esasperasse così tanto da concludersi con i sindaci che chiedono l’apertura dei Cpr (Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti) in modo da sollevare i territori da una gestione così nebulosa di un tema particolarmente enormemente delicato”. Differente la condizione a Chitignano dove ancora ci sono 40 richiedenti asilo e a Castel Focognano, 2.900 abitanti, dove la popolazione ha accolto 79 migranti. “Tra questi - spiega il sindaco Lorenzo Remo Ricci - ci sono anche i cittadini ucraini accolti in seguito allo scoppio del conflitto. Il problema è di distribuzione. Ci sono comuni che non hanno cas e dunque non si fanno carico di nessuna procedura di accoglienza. Chi invece, come nel mio caso, ha tali strutture viene preso come punto di riferimento e si trova a smistare arrivi in continuazione”.

Cpr quale futuro?

Sul fronte dei Cpr il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha messo a tacere ogni eventuale dubbio circa la loro creazione sul territorio definendoli una scelta per nulla risolutiva del problema. Tra le ipotesi circolate nelle ultime ore c’era anche quella che individuata: Pescia (Pistoia), Coltano (Pisa) e Prato tra le mete in cui aprire tali strutture che, attualmente, si trovano a Milano, Torino, Gorizia, Roma, Macomer, Trapani, Caltanissetta, Bari, Brindisi, Potenza, Santa Maria Capua Vetere. Arezzo e le sue valli non sono state prese in considerazione.

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